Papa a S. Maria di Leuca è stata preparata una particolare cartolina per un annullo postale. La cartolina rappresenta la facciata del Santuario, la colonna con la statua della Madonna e la figura del
Santo Padre Benedetto XVI. I filatelici certamente avranno modo di aumentare la loro collezione.
altre informazioni:
Annullo postale il Papa a Santa Maria di Leuca
lunedì 19 maggio 2008
La più grande distruzione del Santuario di Santa Maria di Leuca
“Nell’anno 1624, essendo vescovo di Alessano Nicolì Antonio Spinelli Preside di Lecce Annibale Macedonio e Barone di Alessano Fabrizio Guarini, vennero di fatto le Galere Algerine in Leuca, posero fuoco, e profanarono il Sacro Tempio”.
L’episodio quindi avvenne in questo modo: Il giorno 19 del mese di Giugno, nell’anno 1624, 13 Feluche di corsari algerini provenienti da Diserta approdarono nel porto di Leuca. Scesi dalle imbarcazioni i pirati salirono sul colle Japigeo, si orientarono verso il Santuario, entrarono in chiesa e incominciarono a saccheggiare ogni cosa.
L’intento era quello di depredare tutto ciò che si poteva prendere. Furono presi calici, oggetti preziosi, e indumenti sacri.
Non potendo portare via altri suppellettili si scatenò l’odio e l’avversione verso ogni cosa per cui come suole avvenire in circostanze di saccheggi e furti, si fece ricorso all’incendio, quale forma di totale distruzione.
Avvenne così anche per il quadro dipinto dal pittore Giacomo Palma il Giovane. L’autore del dipinto viene chiamato «il giovane» per distinguerlo dallo zio Giacomo Palma senior che dipinse nel 1510 il secondo quadro della Madonna di Leuca, andato distrutto in una incursione
dei turchi avvenuta nel 1537. Come si è accennato, del quadro completo, dipinto da Giacomo Palma Junior, le fiamme risparmiarono la parte centrale, esattamente quella
che noi oggi veneriamo e che è collocata sull’altare maggiore del Santuario.
Due fonti molto importanti ci offrono ampie delucidazioni.
La prima, contenuta nella relazione del Vescovo di Ugento Mons. Nicola Spinelli datata a Napoli il 15 dicembre 1624, cioè sei mesi dopo l’accaduto, così si esprime: “Hac die 19 Junii presentis anni
1624 a turcarum copiis igni subissa ac omnibus vasibus sacris, paramentis ac bonis omnibus
mobilibus in ipsa existentibus ad ducatorum mille circiter valorem ascendentibus spoliatae ac depredata fuit”. (“In questo giorno, 19 Giugno dell’anno corrente 1624 (la chiesa) messa a sacco e fuoco dai soldati Turchi spogliata e depredata da tutti i vasi sacri, dei paramenti e di tutti i mobili esistenti nella stessa chiesa per un valore di circa 1000 ducati...”). L’altra, quella del Visitatore Apostolico Mons. Andrea Perbenedetti. Questi, nella visita che fece nel Santuario il
29 febbraio del 1628, quattro anni dopo che ci fu il saccheggio, scrive che saccheggiarono ogni cosa: addirittura bruciarono le tele degli altari e dissacrarono la chiesa con sacrifici di animali compiuti sugli altari e bruciati sugli stessi. Naturalmente portarono via tutto ciò che vi era: calici, indumenti, oggetti sacri. Dopo aver descritto la grave incursione, sottolinea l’episodio del quadro bruciato: «Mirum tamen quod, cum iconem totam ipsius B.V.M. scidisset et in ignem proiecissent, facies illesa remansit licet discissa... ».
(«È mirabile che avendo strappato tutta l’immagine della B.V.M. e gettata nel fuoco, rimase illesa la faccia, (la parte centrale della tela) benchè fosse stata squarciata...).
È l’immagine collocata sull’altare esposta alle venerazione dei pellegrini.
Purtroppo in quel funesto giorno, i pirati non si fermarono solo a Leuca. Si diressero nella vicina Castrignano distruggendo e depredando anche qui la Chiesa. Il Visitatore Apostolico Mons. Andrea Perbenedetti, nella visita effettuata nella Chiesa Matrice di Castrignano il 24 Febbraio
dell’anno 1628, precisa quanto accaduto: «... fuit spoliata, ecclesia prophanata fons aquae lustralis subversa, icones altarium globumis plumbeis sciopis emissis perforatae et in terram eiectae...» «... la chiesa fu spogliata e profanata, rovesciato il fonte battesimale, le icone degli altari forate dalle palle di piombo e gettate a terra...» È chiaro l’atteggiamento di distruzione e di
saccheggio verificatosi anche in questo luogo sacro. Si può immaginare come si manifestò l’odio verso le strutture sacre, i vari quadri esistenti e perfino verso il fonte battesimale.
Come testimonianza di quel terribile e drammatico evento, ancora oggi si notano, su una tela conservata nella sagrestia della chiesa di San Michele, allora certamente collocata su di un altare, alcune perforazioni causate dal piombo degli schioppi lanciati dai pirati assalitori.
L’episodio dell’incendio descritto è quello che maggiormente viene ricordato per i riflessi legati alla devozione e venerazione del quadro collocato sull’altare principale della Basilica Santuario. Vi sono altri fatti di pirateria accaduti nel tempio mariano. I più significativi si sono verificati nel 1537 e nel 1689.
Padre Corrado Morciano
Font: il papa a Santa Maria di Leuca
il Santuario di Santa Maria di leuca
L’episodio quindi avvenne in questo modo: Il giorno 19 del mese di Giugno, nell’anno 1624, 13 Feluche di corsari algerini provenienti da Diserta approdarono nel porto di Leuca. Scesi dalle imbarcazioni i pirati salirono sul colle Japigeo, si orientarono verso il Santuario, entrarono in chiesa e incominciarono a saccheggiare ogni cosa.
L’intento era quello di depredare tutto ciò che si poteva prendere. Furono presi calici, oggetti preziosi, e indumenti sacri.
Non potendo portare via altri suppellettili si scatenò l’odio e l’avversione verso ogni cosa per cui come suole avvenire in circostanze di saccheggi e furti, si fece ricorso all’incendio, quale forma di totale distruzione.
Avvenne così anche per il quadro dipinto dal pittore Giacomo Palma il Giovane. L’autore del dipinto viene chiamato «il giovane» per distinguerlo dallo zio Giacomo Palma senior che dipinse nel 1510 il secondo quadro della Madonna di Leuca, andato distrutto in una incursione
dei turchi avvenuta nel 1537. Come si è accennato, del quadro completo, dipinto da Giacomo Palma Junior, le fiamme risparmiarono la parte centrale, esattamente quella
che noi oggi veneriamo e che è collocata sull’altare maggiore del Santuario.
Due fonti molto importanti ci offrono ampie delucidazioni.
La prima, contenuta nella relazione del Vescovo di Ugento Mons. Nicola Spinelli datata a Napoli il 15 dicembre 1624, cioè sei mesi dopo l’accaduto, così si esprime: “Hac die 19 Junii presentis anni
1624 a turcarum copiis igni subissa ac omnibus vasibus sacris, paramentis ac bonis omnibus
mobilibus in ipsa existentibus ad ducatorum mille circiter valorem ascendentibus spoliatae ac depredata fuit”. (“In questo giorno, 19 Giugno dell’anno corrente 1624 (la chiesa) messa a sacco e fuoco dai soldati Turchi spogliata e depredata da tutti i vasi sacri, dei paramenti e di tutti i mobili esistenti nella stessa chiesa per un valore di circa 1000 ducati...”). L’altra, quella del Visitatore Apostolico Mons. Andrea Perbenedetti. Questi, nella visita che fece nel Santuario il
29 febbraio del 1628, quattro anni dopo che ci fu il saccheggio, scrive che saccheggiarono ogni cosa: addirittura bruciarono le tele degli altari e dissacrarono la chiesa con sacrifici di animali compiuti sugli altari e bruciati sugli stessi. Naturalmente portarono via tutto ciò che vi era: calici, indumenti, oggetti sacri. Dopo aver descritto la grave incursione, sottolinea l’episodio del quadro bruciato: «Mirum tamen quod, cum iconem totam ipsius B.V.M. scidisset et in ignem proiecissent, facies illesa remansit licet discissa... ».
(«È mirabile che avendo strappato tutta l’immagine della B.V.M. e gettata nel fuoco, rimase illesa la faccia, (la parte centrale della tela) benchè fosse stata squarciata...).
È l’immagine collocata sull’altare esposta alle venerazione dei pellegrini.
Purtroppo in quel funesto giorno, i pirati non si fermarono solo a Leuca. Si diressero nella vicina Castrignano distruggendo e depredando anche qui la Chiesa. Il Visitatore Apostolico Mons. Andrea Perbenedetti, nella visita effettuata nella Chiesa Matrice di Castrignano il 24 Febbraio
dell’anno 1628, precisa quanto accaduto: «... fuit spoliata, ecclesia prophanata fons aquae lustralis subversa, icones altarium globumis plumbeis sciopis emissis perforatae et in terram eiectae...» «... la chiesa fu spogliata e profanata, rovesciato il fonte battesimale, le icone degli altari forate dalle palle di piombo e gettate a terra...» È chiaro l’atteggiamento di distruzione e di
saccheggio verificatosi anche in questo luogo sacro. Si può immaginare come si manifestò l’odio verso le strutture sacre, i vari quadri esistenti e perfino verso il fonte battesimale.
Come testimonianza di quel terribile e drammatico evento, ancora oggi si notano, su una tela conservata nella sagrestia della chiesa di San Michele, allora certamente collocata su di un altare, alcune perforazioni causate dal piombo degli schioppi lanciati dai pirati assalitori.
L’episodio dell’incendio descritto è quello che maggiormente viene ricordato per i riflessi legati alla devozione e venerazione del quadro collocato sull’altare principale della Basilica Santuario. Vi sono altri fatti di pirateria accaduti nel tempio mariano. I più significativi si sono verificati nel 1537 e nel 1689.
Padre Corrado Morciano
Font: il papa a Santa Maria di Leuca
il Santuario di Santa Maria di leuca
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